Via libera definitivo del Senato al Ddl sui lavoratori con tumore: il congedo passa da 6 a 24 mesi

Per i lavoratori dipendenti con tumore o malattie rare e croniche invalidanti arriva una serie di garanzie in più: il diritto a conservare il posto di lavoro fino a 24 mesi continuativi o frazionati - dagli attuali 180 giorni - la possibilità di riscattare questo periodo cosiddetto “di comporto” con il versamento volontario dei contributi, la disponibilità di 10 ore l’anno di permesso per visite e analisi in aggiunta a quelle già riconosciute dalla legge e dai contratti collettivi, l’accesso prioritario allo smart working, ma solo al termine del congedo e se “compatibile con le mansioni svolte”.
Queste le principali novità contenute nel disegno di legge 1430 “Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche”, approvato all’unanimità dal Senato in via definitiva e senza modifiche rispetto alla versione licenziata a marzo scorso (sempre all’unanimità) dalla Camera, dopo un iter sofferto avviato nella scorsa Legislatura e condizionato da esigenze di bilancio. La nuova legge origina nell’iniziativa legislativa dell’opposizione (Debora Serracchiani, PD) e ha avuto come relatrice al Senato Elena Murelli (Lega), ottenendo una convergenza bipartisan su due temi, quello del diritto al lavoro e del diritto alla salute, costituzionalmente garantiti.
Il provvedimento sui “congedi” arriva anche come naturale corollario alla legge sull’oblìo oncologico, pietra miliare nella tutela dei diritti civili nel Paese, fortemente voluta dalle associazioni di pazienti e pienamente sostenuta dal Parlamento, nata per garantire un’ampia tutela alle persone che convivono con un tumore. Parliamo di circa 3,6 milioni di persone - di cui una su tre in età lavorativa - che grazie alla cronicizzazione della malattia e anche se ancora in terapia hanno desiderio e necessità di continuare a essere attive socialmente, lavoro incluso.
Eppure, proprio sul tema della possibilità di conciliare ritmi di lavoro, efficienza e gestione di terapie, controlli e “fatigue”, la legge sui congedi si presenta ancora “timida” rispetto ai diritti riconosciuti e rischia di non saper contrastare quella tossicità finanziaria che l’Aiom (Associazione di oncologia medica) stima caratterizzi il 26% dei pazienti già all’inizio della terapia con un peggioramento del 35% della qualità della vita e un aumento conseguente del rischio di morte pari a ben il 20%. Tutto questo si aggiunge al carico della patologia e la nuova legge al momento interviene solo in modo parziale. Innanzitutto perché l’assenza dal lavoro, pur se d’ora in poi sarà garantita fino a due anni, significa anche rinuncia alla retribuzione, aggravata dall’impossibilità di svolgere anche saltuariamente altre attività. Un elemento che rischia di remare contro la piena tutela dei lavoratori. Eppure, la priorità di contrastare il fenomeno dell’abbandono del posto di lavoro per la necessità di curarsi rientra tra le indicazioni contenute nel Piano oncologico nazionale 2023-2027.
Per i lavoratori pubblici o privati dipendenti cui sia stata riconosciuta un’invalidità di almeno il 74% con la nuova legge scatta la possibilità di richiedere un congedo continuativo o frazionato fino a 24 mesi. Durante questo periodo il posto di lavoro è conservato ma non si ha diritto alla retribuzione né si può svolgere - “rigidità” contrastata dall’opposizione e da buona parte delle associazioni - un’altra attività lavorativa. Questo periodo inoltre non è computato nell’anzianità di servizio né ai fini previdenziali, anche se come detto c’è la possibilità di riscattarlo.Al termine del congedo, al lavoratore è assegnato “diritto di precedenza” sul lavoro agile se compatibile con le mansioni.
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