Medici di famiglia, Schillaci conferma: dipendenti o liberi professionisti. Cosa cambia per i pazienti

I medici di famiglia potranno scegliere se restare in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale, e quindi lavorare da liberi professionisti come accade oggi, oppure se diventare dipendenti. A confermare l'arrivo a breve dell'opzione del “doppio canale” per l'attesa riforma dei medici di famiglia - anticipata nelle settimane scorse dal Sole 24 ore - è il ministro della Salute Orazio Schillaci intervistato dal Corriere della sera: «Credo che sul tema sia giusto lasciar scegliere i medici se continuare ad essere liberi professionisti o diventare dipendenti del Ssn». Per arginare la fuga dei medici di famiglia, carenza che ha creato una vera e propria emergenza in alcune aree del paese, va reso anche di nuovo «attrattivo fare il medico di famiglia, c'è una crisi vocazionale. Oggi nei concorsi non c'è una ampia partecipazione. È necessario varare una riforma che preveda una scuola di specializzazione universitaria nazionale», ha aggiunto il ministro. Tra i punti cardine anche l'obbligo di dedicare un certo numero di ore nelle nuove Case di comunità: l'ipotesi è almeno 18 ore a settimana.
Le ultime bozze circolate in conferenza Stato Regioni confermano quello che il ministro della Salute Orazio Schillaci ha auspicato per la ormai vicina riforma della medicina di base. L'opzione del provvedimento - si parla anche di un semplice decreto ministeriale che riparta da quanto previsto dalla legge istitutiva del Ssn (la 833 del 1978) dove c'era già la doppia opzione - sarà quindi quella di una soluzione intermedia, rispetto alle ipotesi circolate nei mesi scorsi lasciando sempre ai cittadini la possibilità di scegliere il medico di riferimento che a sua volta potrà decidere se restare come libero professionista nel suo studio medico oppure diventare dipendente lavorando magari nelle nuove Case di comunità. Il tema centrale è quello di far funzionare meglio la medicina del territorio, dove il medico di famiglia svolge un ruolo da protagonista assoluto. Ma cosa cambia per il paziente? Il cittadino continuerà a scegliere il proprio medico di famiglia di fiducia che potrà lavorare nello studio - quindi come libero professionista convenzionato con il Ssn - con orari di apertura di alcune ore al giorno come accade oggi oppure potrà scegliere un dottore dentro la Casa di comunità. In quest'ultimo caso si tratterà di un medico dipendente del Ssn che durante l'orario di apertura della Casa di comunità (12 ore al giorno) potrà essere sostituito anche da un altro medico con la possibilità per il paziente di accedere anche ad alcuni esami di diagnostica come elettrocardiogrammi o spirometrie che si potranno trovare nelle nuove strutture finanziate dal Pnrr.
«Dobbiamo avere più medici di famiglia, che sono il primo punto di contatto tra cittadini e Ssn. Poi c'è un ampio dibattito su questa figura, credo sia fondamentale che i medici di medicina generale passino una parte del loro tempo all'interno delle strutture della medicina del territorio previste dal Pnrr, faccio riferimento alla Case di comunità, dove all'interno dei team multidisciplinare previsti, una figura fondamentale è il medico di famiglia», ha aggiunto ancora il ministro Schillaci. Anche questo passaggio compare nei testi in circolazione ancora in bozza della riforma. Per ora non è stato deciso ancora il “debito orario” dei medici di famiglia da svolgere nelle nuove strutture del Ssn su cui il Pnrr investe 2 miliardi, ma l'ipotesi più probabile è che si parta da un monte orario minimo di 18 ore a settimana dentro le Case di comunità. In pratica chi resterà nel proprio studio, come oggi, dovrà comunque lavorare anche all'interno delle nuove strutture della Sanità sul territorio.
Schillaci ha concluso spiegando che dalla categoria ci si aspetta «la massima collaborazione per continuare a fare quello che negli anni hanno sempre fatto. In tempi brevi avremo una soluzione nell'interesse primario dei cittadini, dei malati e dei fragili”. “A fronte di questa carenza di vocazione non servono riforme pasticciate, ma più risorse da investire per rendere più attrattiva la specializzazione”, replica il segretario della Federazione Italiana dei Medici di Famiglia (Fimmg), Silvestro Scotti. La riforma, ben vista in modo trasversale da alcune forze politiche e governatori di regione nasce dall'esigenza di dare attuazione al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, continua a trovare l'opposizione del principale sindacato di categoria. “Siamo disposti a sederci a un tavolo - afferma Scotti - e a portare il nostro contributo per le Case di Comunità ma non troviamo benefici nel passaggio alla dipendenza, anche qualora si configurasse come volontario». Secondo Scotti, i primi a pagarne il prezzo sarebbero i cittadini: «In Spagna e Portogallo - spiega - esiste un sistema di cure primarie con medici dipendenti. Per prenotare un consulto si passa da una piattaforma ed è venuto meno il dialogo diretto tra medico e paziente. Il medico lavora su turni, rispetta orari di servizio, e fuori da quelli non risponde al telefono».
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