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Manovra, nessuna misura alleggerisce il carico fiscale per la sanità pubblica

Manovra, nessuna misura alleggerisce  il carico fiscale per la sanità pubblica

È evidente che la strada che si sta percorrendo si sta allontanando sempre più da questi principi fondamentali e che solo i percettori di reddito fisso da lavoro dipendente o da pensione sono tassati con il criterio della progressività, sa pure con un’aliquota massima (43%) lontana da quella in vigore con la riforma del 1974 (72%), cosa che avvantaggia i contribuenti con la maggiore capacità contributiva.

Se si volesse aumentare gli introiti dell’Erario in modo significativo, e così poter di nuovo finanziare la sanità pubblica in funzione delle necessità effettive, a cominciare dall’aumento degli organici di medici e infermieri, occorrerebbe intervenire eliminando o attenuando le discriminazioni più evidenti, in particolare quelle a favore dei percettori di redditi finanziari e di redditi immobiliari, ma anche di molte categorie di lavoratori autonomi, che possono optare per una tassazione piatta, cioè con un’aliquota unica indipendente dall’ammontare dei redditi, la cosiddetta “flat tax”, che forse potrebbe essere accettabile per periodi limitati e in casi eccezionali, mentre sta diventando uno strumento sempre più diffuso. Le aliquote variano dal 10% al 26 per cento.

Si è discusso molto in questi giorni anche del possibile aumento dal 21% al 26% della cedolare secca per gli affitti brevi, aumento che probabilmente non verrà votato perché ritenuto troppo elevato; e si parla di una misura che ha favorito il proliferare di una tipologia contrattuale che ha tolto dal mercato abitazioni in affitto per chi lavora nei centri storici e che è costretto a cercare un’abitazione nelle periferie sempre più lontane.

Nell’ambito dei rapporti di lavoro questa manovra aumenta i casi di tassazione piatta, a partire addirittura dall’1% fino a un massimo del 15%, anche nella sanità pubblica, a favore di gruppi limitati di lavoratori.

Non si può che essere d’accordo sugli incrementi dei salari e degli stipendi, che tanto potere di acquisto hanno perso negli ultimi anni per effetto dell’inflazione e della mancata indicizzazione degli scaglioni fiscali (il fiscal drag), nonché delle indennità accessorie nel lavoro straordinario e notturno, sia nel settore pubblico che in quello privato, ma la flat tax, nei fatti, non favorisce i percipienti, ma soprattutto lo Stato o i datori di lavoro privati, che per erogare ai propri dipendenti delle somme nette adeguate al loro impegno e ai loro meriti sostengono costi minori in quanto certi aumenti di stipendi o riconoscimenti di indennità accessorie vengono tassate in misura forfettaria sia pure entro determinati limiti. In sostanza ben vengano i riconoscimenti salariali, ma la Costituzione imporrebbe che fossero tassati secondo il principio della progressività. Non è giusto, a parere di chi scrive, che si deroghi dal principio della progressività, anche se si dichiara di farlo per favorire categorie più deboli.

ilsole24ore

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