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Colesterolo-LDL e rischio infarto, ecco l’enzima che attiva gli spazzini e pulisce le arterie

Colesterolo-LDL e rischio infarto, ecco l’enzima che attiva gli spazzini e pulisce le arterie

C’è un filo rosso che unisce colesterolo e infiammazione. Quanto più la seconda cresce senza motivo (mai dimenticare che si tratta di un meccanismo difensivo dell’organismo), tanto maggiore può essere l’impatto del colesterolo cattivo o LDL sulla salute delle arterie.

Come rompere questo circolo vizioso che favorisce la formazione e la rottura della placca lungo le arterie con conseguente incremento del rischio di infarti ed ictus? Magari spegnendo un enzima, potenziale nuovo target di cura, a riattivando l’attività ottimale delle cellule “spazzine”, ovvero dei macrofagi, particolari globuli bianchi che, in tempo di infiammazione cronicamente elevata, non riescono a svolgere correttamente il loro compito. Così colesterolo LDL e infiammazione avanzano danneggiando i vasi ed aumentando i pericoli.

Disattivare l’enzima

L’ipotesi di una contromisura mirata nasce dagli studi sull’enzima IDO 1, portati avanti dagli esperti dell'Università del Texas ad Arlington, coordinati da Subhrangsu S. Mandal. In una ricerca pubblicata su Langmuir, gli studiosi dimostrano in laboratorio come questo enzima possa essere "disattivato" al fine di controllare i valori di colesterolo. E aprono la speranza a possibili terapie future.

Il doppio volto dell’infiammazione

"Abbiamo scoperto che bloccando l'enzima IDO1, siamo in grado di controllare l'infiammazione nelle cellule immunitarie chiamate macrofagi – segnala in una nota dell’ateneo l’autore principale della ricerca. L'infiammazione è collegata a moltissime condizioni, dalle malattie cardiache al cancro, dal diabete alla demenza. Comprendendo meglio l'IDO1 e come bloccarlo, abbiamo il potenziale per controllare meglio l'infiammazione e ripristinare la corretta elaborazione del colesterolo, bloccando sul nascere molte di queste malattie".

L'infiammazione è fondamentale per amplificare le risposte del sistema immunitario, ad esempio in risposta ad un’infezione. Ma a volte di sgancia dai controlli e cronicizza, senza motivo. Quando ciò accade si crea una condizione di pericolo anche per il cuore. In particolare, i macrofagi non riescono ad assorbire correttamente il colesterolo, con maggior rischio di possibili problemi della circolazione. Gli studiosi hanno visto che l'enzima IDO1 si attiva durante l'infiammazione, producendo una sostanza, la chinurenina. E questo andrebbe ad interferire con l’azione di controllo e pulizia del colesterolo da parte dei globuli bianchi “spazzini”, appunto i macrofagi.

Possibili obiettivi di cura

Siamo solo all’inizio. Ma va detto che se si blocca l'IDO1, almeno in laboratorio, i macrofagi riacquistano la capacità di assorbire il colesterolo. E quindi arrivano a ripulire il sangue. L’ipotesi di lavoro per il futuro è quindi di ridurre l'attività dell'IDO1, per una prevenzione specifica degli alti valori di colesterolo LDL che si possono osservare in caso di infiammazione cronica. Magari, in chiave di protezione da infarti ed ictus, anche agendo su altri enzimi che entrano in gioco nel processo infiammatorio. Lo studio mostra che il NOS (Ossido Nitrico Sintasi), può amplificare in negativo l’azione dell'IDO1 e quindi potrebbe diventare un ulteriore target per la gestione dell’innalzamento del colesterolo in caso di infiammazione. "Sappiamo che un eccessivo accumulo di colesterolo nei macrofagi può portare a ostruzione delle arterie, malattie cardiache e una serie di altre patologie – è il commento dell’esperto. Capire come prevenire l'infiammazione che influenza la regolazione del colesterolo potrebbe portare a nuovi trattamenti per patologie come malattie cardiache, diabete, tumori e altro ".

Insomma: se riusciremo a trovare un modo sicuro per bloccare IDO1, potremo andare verso farmaci per prevenire specificamente l’infiammazione e spezzare il circolo vizioso con il colesterolo.

Verso una prevenzione su misura

“Non è solo questione di quanto colesterolo abbiamo in circolo, ma anche di come il nostro organismo lo gestisce – commenta Italo Porto, Ordinario di Cardiologia all’Università di Genova. Oggi sappiamo che l’infiammazione cronica, quella che serpeggia silenziosamente nel corpo anche in assenza di infezioni o traumi, può bloccare i meccanismi naturali di difesa contro il colesterolo cattivo (LDL). I macrofagi, cellule specializzate nel “pulire” i vasi sanguigni dal colesterolo in eccesso, diventano meno efficaci quando sono immersi in un ambiente infiammato. Il risultato? Il colesterolo si accumula, si infiltra nelle pareti arteriose, e favorisce la formazione di placche aterosclerotiche instabili. È così che aumenta il rischio di infarto e ictus”. in questo senso, la ricerca propone l’importanza di alcuni enzimi, come IDO1, come veri e propri interruttori biologici di questo processo. Bloccarli potrebbe riattivare gli “spazzini cellulari” e ridurre i danni ai vasi.

Fase ancora sperimentale

“Siamo ancora nella fase sperimentale, ma il messaggio è chiaro: curare il cuore non significa solo abbassare il colesterolo, ma anche spegnere l’infiammazione di fondo – conclude l’esperto. Come in “Minority Report”, dove si cerca di prevenire i crimini prima che accadano, la medicina del futuro vuole intercettare i segnali invisibili prima che colpiscano il cuore. Il tempo delle cure predittive è appena iniziato e una nuova frontiera della prevenzione cardiovascolare è alle porte”!

repubblica

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