Chikungunya, in Italia negli anni centinaia di casi autoctoni

In Italia negli anni ci sono state già diversi casi di epidemie da Chikungunya con centinaia di casi autoctoni, cioè di persone punte da zanzare locali. A spiegarlo all'ANSA è Massimo Andreoni, infettivologo e direttore scientifico della Società di malattie infettive e tropicali facendo chiarezza sulla situazione dei casi segnalati dalle regioni.
"Nel 2007 ci sono stati più di 200 casi in Emilia Romagna, 300 nel 2017 con la maggior parte (240) nella regione Lazio (proprio nella zona pontina colpita ora dal West Nile), quasi tutti autoctoni, punti da una zanzara tigre locale. Nel 2024 si sono registrati solo 17 casi, e ad oggi nel 2025 ne sono stati segnalati 30", ha aggiunto.
L'ultimo caso segnalato a Bologna nei giorni scorsi non è un caso autoctono, avendo la persona contratto la malattia in un viaggio, ha precisato Andreoni spiegando quindi che non rappresenta il segno di un focolaio particolare.
Il vettore per la trasmissione di questa malattia è la zanzara tigre. "E' una malattia con molti casi asintomatici che ai fini della diffusione della malattia rappresenta un problema: cio' significa - ha specificato - che senza sintomi non si resta a casa e si può essere punti da zanzare che poi avendo preso il virus dal sangue a loro volta infettano altri soggetti". Il virus provoca febbre alta e dolori muscolari.
Intanto, nella vicina Francia sono stati segnalati dodici focolai di chikungunya, con 800 casi in tutto, oltre 624 casi di febbre dengue e due casi di Zika, uno importato dall'Indonesia e l'altro dalla Thailandia. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha chiesto martedì un intervento urgente per prevenire epidemie di chikungunya su larga scala. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, i sintomi della chikungunya sono simili a quelli della febbre dengue e della malattia da virus Zika, il che rende difficile la diagnosi.
ansa