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Più tasse sulle sigarette: la ricetta Oms contro il tabagismo

Più tasse sulle sigarette: la ricetta Oms contro il tabagismo

Il modo più efficace e rapido per evitare numerose malattie, guadagnare reddito, dissuadere dal continuare e impedire che i giovani comincino a fumare è molto semplice: aumentare le tasse sulle sigarette. Anzi, aumentare le tasse su tutti i prodotti contenenti nicotina e tabacco visto che l’Italia, che ha una tassazione del 77 per cento, che si avvicina al 75 consigliato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, ha comunque prezzi popolari di vendita rispetto ai 30 dollari a pacchetto dell’Australia o ai più di 13 euro della Francia: da noi un pacchetto di sigarette costa poco più di 6 euro.

Il ruolo delle industrie

Sessione affollatissima, quella sulle tasse, al World Congress of Tobacco Control, in corso a Dublino, viste non a caso sono presenti due ministri delle Finanze, quello del Cile e del Senegal, che spiegano come aumentare le tasse faccia bene allo Stato, perché aumenta gli introiti e diminuisce le spese sanitarie, e ai cittadini perché non li fa ammalare delle tante patologie legate indissolubilmente al tabacco. Ma aumentare le tasse non è così facile come sembra, perché le industrie del tabacco fanno pressione sui governi, interferiscono con le decisioni, foraggiano studi che dimostrano che aumentare le tasse non funziona, fanno pressing sui giornali.

Che l’Italia sia messa malissimo da questo punto di vista lo dimostra l’Indice di interferenza delle industrie del tabacco che, come spiega il nome, misura il grado di coinvolgimento dei produttori nei processi decisionali e legislativi di un Paese. Ebbene, tra i paesi europei, l’Italia è agli ultimi posti per ingerenze dopo Svizzera e Romania. Fatto 100 il grado massimo di interferenza – che ha la Repubblica Dominicana – l’Italia è a quota 75. Il più virtuoso è il Brunei con 14, in Europa la Francia con 32.

ll nostro Paese

La permeabilità delle decisioni politiche ai desideri dell’industria vuol dire tante cose, nessuna delle quali buone per i cittadini e in questo caso neppure per i bilanci statali. Inoltre l’Italia ha sottoscritto nel 2008 il trattato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul controllo del tabacco (FCTC). “Che all’articolo 5.3 – sottolinea Silvano Gallus, Responsabile del Laboratorio di ricerca sugli stili di vita dell’Istituto Mario Negri – prevede che i politici non debbano avere alcun legame con l’industria se non per spiegare la regolamentazione. E invece un indice di interferenza così alto vuol dire che l’industria è quasi un’alleata della politica e decide cosa applicare. Del resto non dimentichiamo che la Philiph Morris ha scelto il nostro Paese e il Giappone – non a caso i paesi con il peggior indice e il maggior consumo di prodotti a tabacco riscaldato – per costruire un centro per il lancio mondiale di Iqos, vicino Bologna”.

Lo sconto per le Iqos

Tornando alle tasse, oggi in Italia c’è una netta differenza tra le sigarette tradizionali, tassate al 75%, e le e-cigarette e i prodotti a tabacco riscaldato, come Iqos, che godono invece di un regime fiscale molto favorevole. “Trovo folle che non rientrino nella legge Sirchia perché non sono considerati tabacco e quindi non siano sottoposte alle stesse norme restrittive – continua Gallus – in più hanno anche una tassazione minore del 60% rispetto alle sigarette tradizionali. Il mio istituto, con la collaborazione di Altroconsumo, ha calcolato che nel 2021 grazie a questo regalo fiscale, non è entrato nelle casse del governo, ma in quelle di Philip Morris, un miliardo di euro. E nel 2021 la diffusione era anche minore: oggi il 4% degli italiani fuma Iqos e il 3% le e-cig, quindi l’introito sarebbe maggiore”.

Ed è sull’aumento delle tasse che insiste anche Vital Strategies, organizzazione pubblica di salute globale, che ha anche messo su il congresso di Dublino, con 3200 delegati da tutto il mondo. Tasse su fumo ma anche su alcolici. “E’ importante che i governi facciano le scelte giuste per i cittadini – premette Mary Ann Etiebet, presidente e Ceo di Vital Strategies – e con la crisi di finanziamento globale in atto un buon modo di generare reddito è aumentare le tasse. Se non si riesce è solo perché l’industria influenza le scelte politiche. Le tasse sono la misura più efficace e non a caso è la misura che l’industria combatte di più, per questo la nostra organizzazione lavora anche per ridurre queste interferenze”.

Il modello economico

Per convincere i governi – e rispondere alle pressioni delle industrie del tabacco – la stessa Vital Strategies, con l’American Cancer Society e la Johns Hopskins University hanno messo a punto un nuovo modello interattivo – CoRRE, Cost Recovery and Revenue Estimator – che dimostra come i Paesi possono utilizzare le tasse sul tabacco per ridurre il fumo, aumentare la produttività e recuperare milioni spesi in assistenza per le malattie fumo-correlate. Provare per credere.

repubblica

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