Long-Covid e non solo, cosa rischia il cuore e come prevenire infarto, ictus e scompenso

Il virus Sars-CoV-2, agente causale del Covid, non provoca solo una patologia respiratoria. A volte morde il cuore. E danneggia le arterie, esponendo ad un maggior rischio di infarto, ictus, insufficienza cardiaca ed addirittura di morte per malattie cardiovascolari. Bastano alcune cifre per comprendere l’entità della situazione. Le stime - pur se si teme che il numero reale sia ben più alto - dicono che quasi un miliardo di persone in tutto il mondo hanno contratto il Covid. Ma soprattutto gli studi dicono che chi ha fatto i conti con il virus, in particolare quelli più complessi per i quali è stato necessario il ricovero in ospedale, corre i pericoli maggiori di problematiche a carico di cuore e vasi. Il tutto, ovviamente, si amplifica se si parla di Long-Covid. E proprio per questo ci vuole un’attenzione particolare al benessere cardiaco, con programmi di riabilitazione mirata che attutiscano il rischio più elevato in chi mantiene nel tempo il “peso” dell’infezione.
Lo ricordano gli esperti attraverso un documento pubblicato su European Journal of Preventive Cardiology, che illustra come affrontare questo problema crescente attraverso strategie che prevedono una diagnosi rapida, un trattamento mirato, una riabilitazione su misura e percorsi vaccinali specifici. La dichiarazione di consenso è stata redatta da un gruppo di esperti provenienti da tutta Europa, guidati da Vassilios Vassiliou dell'Università dell'East Anglia e del Norfolk and Norwich University Hospital, nel Regno Unito, per conto della Società Europea di Cardiologia (ESC).
A cosa fare attenzioneStando agli studi, si pensa che circa 100 milioni di persone convivano attualmente con il Long-Covid. Più o meno il 5% di queste, quindi circa cinque milioni di soggetti, è destinato a soffrire delle ripercussioni cardiovascolari dell’infezione. Il cosiddetto Long-Covid cardiaco, come si legge nella nota dell’ESC, si presenta con sintomi che ricordano quelli dell’infarto, a partire dal dolore al petto, oltre che con disturbi del ritmo, affanno, affaticamento e vertigini. Non solo. possono esserci anche problemi apparentemente lontani dalla circolazione ma che su essa si ripercuotono.
Il prolungarsi del Covid può anche condurre a disfunzione autonomica. Cosa significa? I nervi che normalmente controllano la frequenza cardiaca, la respirazione e la temperatura corporea non funzionano correttamente. con evidenti ripercussioni sul benessere. Insomma, non bisogna sottovalutare quanto avviene. Lo ricorda nel documento dell’ESC lo stesso Vassiliou: "Covid-19 ha un impatto profondo e duraturo sulla salute cardiovascolare, con complicanze che emergono durante la fase acuta della malattia, durante la convalescenza e persino dopo reinfezioni o vaccinazioni. In assenza di linee guida chiare basate sull'evidenza, i pazienti rischiano trattamenti dannosi e i medici si trovano ad affrontare l'incertezza”.
Cosa propone il documento“Questo documento di consenso Europeo, il primo sull'argomento, sottolinea tre aspetti fondamentali, anche alla luce della continua recrudescenza del Sars-CoV-2 nelle diverse varianti – spiega Fabrizio D’Ascenzo, docente di Cardiologia dell’Università di Torino, tra i firmatari del lavoro. La prima è l'attenzione sulle forme Long Covid che per il loro impatto duraturo sulla salute vanno diagnosticate e seguite in modo specifico. La seconda è l'attenzione alla vaccinazione nei pazienti ad alto rischio di infarti ed ictus, come già avviene per l’influenza. Infine si offrono consigli molto pratici e dedicati per il tipo di riabilitazione in questi pazienti, al fine di minimizzare l’impatto sulla salute del cuore”. Insomma, si segnala quanto sia importante proseguire con i programmi vaccinali, specie nei soggetti a rischio, visto che le ricerche dicono che le persone completamente vaccinate hanno molte meno probabilità di soffrire di complicazioni cardiache o Long-Covid anche in caso di malattia. Ma soprattutto si indica come diagnosticare e trattare i sintomi cardiovascolari legati all’infezione da Sars-CoV-2, come mancanza di respiro, dolore toracico e perdita di coscienza con svenimento.
Fondamentale, a detta degli esperti, è mettere a punto programmi che consentano di seguire con particolare attenzione chi necessita di riabilitazione cardiaca, con fisioterapia specialistica cardiovascolare. Questo può consentire di prevenire e meglio gestire eventuali problemi a lungo termine legati all’infezione. Il tutto, con parità di accesso ai programmi riabilitativi per tutti, anche per chi vive in aree rurali, per l’imitare l’impatto prolungato di Covid sulla vita delle persone. “Dobbiamo garantire ai pazienti un accesso equo ai servizi di riabilitazione, sostenere la prevenzione primaria attraverso programmi di vaccinazione e di miglioramento dello stile di vita e finanziare la ricerca sul Covid-19 e sugli esiti cardiovascolari – è il commento di Vassiliou”. Un appello per il controllo delle cronicità, insomma. Perché gli esperti non hanno dubbi. Se già si è cardiopatici, Covid aumenta il rischio di gravi complicazioni sia immediatamente che molto tempo dopo l'infezione. “In entrambi i casi, la riabilitazione può proteggere il cuore e favorire il recupero – conclude lo studioso".
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