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Le dieci regole per non rischiare infezioni (e altro) in piscina

Le dieci regole per non rischiare infezioni (e altro) in piscina

In piscina per cercare un po’ di refrigerio. Ma l’acqua azzurra e cristallina che tanto invita a fare un tuffo, è veramente così pulita come appare? E soprattutto, quali accorgimenti possiamo seguire per evitare di portare a casa qualche infezione come souvenir dalle ferie?

Nuotare in piscina ci rinfresca, ci fa divertire e fa bene anche al corpo, ma potrebbe nascondere anche qualche rischio per la salute: da lievi irritazioni cutanee a infezioni gastrointestinali.

Lisa Cuchara, immunologa esperta in malattie infettive all’università di Quinnipiac, negli Stati Uniti, in un articolo su The Conversation sostiene che il cloro, ampiamente utilizzato nelle piscine, è efficace nell'eliminare molti agenti patogeni, purtroppo però non funziona istantaneamente e non uccide tutti i germi e batteri che potrebbero trovarsi in acqua, alcuni dei quali possono persistere per ore o giorni.

Che cosa si può nascondere nell’acqua

Uno dei colpevoli più comuni nelle infezioni, ha sottolineato Cuchara, è il Cryptosporidium, un germe introdotto in piscina da chi è già infetto, che causa problemi intestinali e riesce a sopravvivere nell'acqua trattata con cloro fino a 10 giorni. Nell’ultimo rapporto del Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), si riporta che nel 2021, in Europa sono stati registrati oltre 4 mila casi confermati di criptosporidiosi, la maggior parte dei quali legati all’uso delle piscine pubbliche.

Batteri e virus

Altri batteri comuni nelle acque, ha continuato a elencare Cuchara, sono lo Staphylococcus, che può infettare la pelle e che prolifera in ambienti caldi e umidi, soprattutto se l’igiene non è ottimale, e lo Pseudomonas aeruginosa. Quest’ultimo si trova prevalentemente nelle acque calde e non adeguatamente trattate con cloro, causando quello che prendere il nome di eritema da idromassaggio, ma che può anche provocare l'orecchio del nuotatore, dovuto all’ingresso di acqua non pulita nell’orecchio.

Anche virus come il norovirus, causa comune di gastroenterite, e l'adenovirus, che può provocare infezioni di vario tipo nell’uomo, possono prosperare nell'acqua delle piscine e provocare infezioni. Una minaccia è poi rappresentata anche da parassiti come l’Acanthamoeba, che possono causare infezioni oculari, anche molto gravi, specialmente in coloro che portano le lenti a contatto in piscina.

L’urina reagisce con il cloro

Ma senza disturbare germi e batteri, uno studio del 2017 ha misurato la quantità di urina – 75 litri – che può arrivare a contenere una piscina pubblica da 830 mila litri, come quelle che si trovano nei resort, negli hotel o nei centri estivi cittadini. Senza considerare la sporcizia portata in acqua dalle persone, dalla pelle morta al sudore.

Come hanno ricordato Simon Cotton, docente di Chimica all’Università di Birmingham, e Laura Finney, ricercatrice dell’Università di Nottingham, sempre su The Conversation, materiali organici e cloro reagendo tra loro producono un composto, il tricloruro di azoto, che può causare irritazione agli occhi e alle vie aeree superiori, in quanto si tratta di una sostanza volatile che rimane nell’aria attorno all’acqua conferendo a questa il caratteristico odore che spesso associamo alla piscina.

Quali effetti sulla pelle

La pelle è l’organo più esteso del corpo umano e ciò, di fatto, la rende la parte più esposta ai rischi della piscina e a cui quindi dobbiamo prestare maggiore attenzione.

“La pelle ha un film idrolipidico fatto di sostanze acquose e di grassi. Il cloro ha un effetto disseccante, specialmente sulla componente lipidica, con un’azione negativa sulla barriera cutanea – ha spiegato Maria Concetta Pucci Romano, dermatologa, Presidente Skineco - Associazione Internazionale di Ecodermatologia -. Tutte le persone che frequentano la piscina molto spesso vanno quindi incontro a questa perdita di grassi cutanei e quando la barriera cornea si danneggia, la pelle diventa maggiormente esposta a possibili irritazioni”.

“Il cloro, ma anche i regolatori del ph contenuti nelle piscine, interferiscono, infatti, con il microbiota cutaneo, e possono danneggiare i batteri buoni che vivono sulla nostra pelle, lasciandoci privi di una barriera protettiva fondamentale ed esponendoci a eventuali contaminazioni”, ha puntualizzato l’esperta.

“Se poi la nostra pelle presenta già problemi, come una dermatite atopica in atto o acne, rosacea, psoriasi, la situazione può peggiorare, in quanto questa risentirà maggiormente dell’azione del cloro”, ha sottolineato.

Mai al Sole con il cloro addosso

“Un altro fattore che può verificarsi è quello della fotosensibilità. Il cloro, in alcuni soggetti, può favorire l’aumento delle reazioni al sole, dall’eritema alle macchie – ha evidenziato la dermatologa -. È quindi particolarmente importante fare attenzione agli individui più fragili come i bambini che hanno una pelle immatura dal punto di vista immunitario e strutturale”.

Entro 30 minuti da quando si è usciti dalla piscina, è quindi importante fare subito la doccia per togliere l’acqua clorata. “Ancora meglio se a questa si aggiunge l’uso di un detergente delicato e lenitivo – consiglia l’esperta -. Meglio quindi evitare di rimanere al sole senza essersi prima sciacquati”.

Le dieci regole per proteggersi

“È soprattutto la scarsa igiene degli utenti a costituire il rischio maggiore – ha sottolineato Pucci Romano -. La piscina non favorisce le malattie virali, queste dipendono piuttosto dalla nostra capacità di “aprire la porta” ai patogeni, quindi dallo stato del nostro sistema immunitario”.

La maggior parte dei rischi può essere ridotta con semplici precauzioni:

1. Fare la doccia prima di nuotare: il risciacquo per almeno un minuto rimuove la maggior parte dello sporco e degli oli sul corpo che riducono l'efficacia del cloro. Ciò permette di evitare l’introduzione di patogeni in acqua e aiuta anche a ridurre la formazione di sostanze irritanti provocate dalla reazione del cloro al sudore;

2. Lavarsi appena usciti dalla piscina per minimizzare il rischio di portare fuori dall’acqua agenti patogeni e per evitare reazioni di fotosensibilizzazione;

3. Cercare di non ingerire l’acqua, così da diminuire la possibilità di introdurre germi, batteri e virus nel corpo;

4. Se si hanno ferite, proteggere l’area interessata con cerotti resistenti all’acqua o bendaggi impermeabili;

5. Fare frequenti pause per usare il bagno, specialmente per quanto riguarda i bambini. Ciò aiuta a evitare “incidenti” in piscina e a minimizzare la formazione di tricloruro di azoto in acqua, provocato dal contatto del cloro con l’urina;

6. Asciugare bene le orecchie dopo il nuoto per prevenire infezioni auricolari;

7. Indossare occhialini, specialmente se si passa molto tempo in acqua. Gli occhi sono, infatti, particolarmente a rischio perché la congiuntiva si può irritare con il cloro e gli altri additivi;

8. Mettere le ciabatte per muoversi attorno alle piscine per evitare infezioni ai piedi che possono essere contratte camminando sulle aree umide attorno al bordo, dove tendono a proliferare funghi e batteri;

9. Non usare la piscina se si è malati, per non diffondere in acqua patogeni che si potrebbero trasmettere agli altri bagnanti;

10. Infine, evitare di fare il bagno se l’odore del cloro è molto forte. Contrariamente da quanto si potrebbe pensare non è un indicatore di buona manutenzione, ma piuttosto il segnale della presenza in acqua di sostanze contaminanti.

repubblica

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